Riccardo Barletta

Il mito della terra madre diventa terracotta: vi è impresso il seme della vita

Riccardo Barletta

1992 – catalogo per Mostra Il filo e il seme – Centro Culturale via Osti 4 – Milano

Scudi: forti e dalle forme rotondeggianti, segmentati o fratti, da muro o da appoggio. Colonne totemiche: sottili o larghe, nell’accezione spiralica indicano il tragitto dalle ime profondità terrestri alla vertigine dell’Alto.  Scatole: ambulacri magici onde riconquistare da parte del “grumo terricolo” uno spazio -tempo arcaico. Stalattiti e stalagmiti: entro l’estetica del sottile, momenti ambientali additanti un’idea interattiva della Concrezione temporale. Stele: presenze monumentali che richiamano la funzione ammaestratrice della memoria. Superfici, Libri tattili, Pagine musicali: ricuperi di un criptico linguaggio preverbale, e di un immaginario linguistico-segnico.

Produzione che Armanda attua con la scura argilla, prima lavorata e plasmata, quindi passata al calore potentissimo del forno. Procedura che recupera i quattro elementi primari: terra acqua aria e fuoco. E in questo ricostruisce l’unità globale del Cosmo. Ma nello stesso tempo contrappone – e sposa indissolubilmente – l’archetipo femminile della Terra all’archetipo maschile del Fuoco.

Unità delle forze Yin e Yang: cortocircuito della Vitalità essenziale. Un elemento fi sico, simbolico e metafisico, fa scattare emotivamente l’elemento religiosamente numinoso. È la presenza dell’archetipo del Seme.

Armanda immette nella terra fresca semi vari – frumento, riso, miglio,orzo, e altro – ed essi danno virgulti, segni che poi il fuoco della fornace imprimerà eternamente. Consacrazione alchimistica dell’archetipo della Vita. Come già scrissi, la distruzione dei grani nei lavori di Armanda richiama un rito dei Greci. Presso i quali la morte dell’anima e la sua rinascita venivano simboleggiati dal grano gettato a terra, che muore per rinascere.

Altra connessa valenza. Il calore del fuoco dà all’argilla la consistenza del biscotto. Colore caldo, superfici rugose e sbocconcellate: metafora di pane, gallette, piadine, pagnotte. Questo del “pane come cibo dell’anima” appare un ulteriore rimando tratto dalle religioni.

Sul versante moderno tale lavoro si lega all’informalismo (materia allo stato organico), all’arte povera, all’earth art (arte della terra), alla land art (arte sulla natura). Ma sul versante antropologico è invece un felicissimo momento. Tramite la poesia tattile, è un richiamo commovente all’Eros naturale.

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