Per conoscere Armanda

Armanda Verdirame 

Armanda Verdirame, è nata a Novara, nel 1944, ma fin da giovane ha vissuto e lavorato a Milano. Pur amando la città, ha scelto spesso di creare le sue opere più impegnative negli spazi aperti delle Marche, in particolare nella valletta dell’infinito leopardiano a Recanati, ospite del laboratorio dello scultore Enrico Trillini.

Attualmente abita e lavora in viale Certosa 94, ma per molti anni il suo studio è stato presso la Fornace Curti, fucina di tanti artisti. 

L’attenzione al problema ambientale

Dopo un periodo di ricerca, che ha attraversato anche il mondo della grafica, è arrivata, attraverso la scultura, a una sua specifica poetica il cui perno sono i temi e i valori dell’ecologia. Dagli Anni Ottanta va denunciando, attraverso l’uso dell’argilla, materia naturale per eccellenza, lo sconcerto di un ambiente ormai corrotto e alterato, di una natura minacciata e ferita. 

Il problema del cibo come elemento primario di sopravvivenza, è divenuto poi simbolo e rimando alla vita, nella sua accezione più ampia: l’artista ha cominciato così a inserire semi in un’argilla feconda e metaforica, per “arricchire di significati altri le sue terrecotte”, come scriveva Marta Montanari nel 1992. 

La terra e i semi sono elementi primordiali che Armanda Verdirame sapientemente “impasta”. Nella sua poetica, infatti, il seme è come un chip: la componente più elementare di un linguaggio universale senza tempo che esprime la sofferenza ancestrale dell’umanità. Proprio in quanto custodi del “DNA”, i semi rappresentano la memoria da affidare al futuro. È come se Armanda ricercasse la voce di Gaia, la Terra ferita dalle offese dell’uomo. Questi semi, creando solchi, rilievi, strappi, fratture, sottolineano la fragilità umana. 

Terra, uomo, cielo visti in una declinazione che coniuga l’universale con scampoli di presente, in quell’arpeggio dell’arte che, al vero, restituisce la sua poesia.

Le sculture realizzate dall’artista sono in terracotta, a volte impreziosite dalla tecnica raku, in bronzo o in carta manipolata a mano direttamente dalla cellulosa.

Gli scudi per proteggere la natura

Del 1992, a Monterotondo (Roma), presso la Galleria Atrium, è la personale Scudi organizzata da Stefano Gagliardi con testo del catalogo di Marta Montanari. È stata questa una mostra importante perché l’artista ha presentato una prima forma di scultura con significato simbolico di protezione della natura e dell’uomo. Lo scudo che proteggere dalle minacce del degrado ambientale.

Un’altra presenza importante è nel 1993, quando l’artista ha partecipato all’installazione proposta da Antonio Presti, imprenditore, mecenate e artista siciliano, che ha invitato 40 artisti al fine di realizzare il Muro della vita lungo la strada che collega Mistretta e Castel di Tusa (Messina). Il muro, poi ribattezzato Via della bellezza, mostra 40 espressioni differenti che gli artisti invitati hanno dato allo stesso materiale, l’argilla. 

Erano anche gli anni in cui nasceva Sgruppo, una formazione di cinque scultrici che insieme hanno progettato e aderito a vari inviti per installazioni nell’ambiente ospitante. 

Il sostegno di Luciano Caramel

Luciano Caramel e Armanda Verdirame, nel 2014 a Como

Luciano Caramel, il noto critico d’arte comasco, si è occupato in diverse occasioni del lavoro di Armanda Verdirame. Per fare solo alcuni esempi, nel 1996 ha curato la mostra Semi-cosmi. Scultura tra terra e cielo. È  stata questa una personale particolarmente importante, sia perché l’artista ha presentato per la prima volta una serie di opere inedite nelle quali si esplica il suo interesse per le tematiche astronomiche, e anche per il raffinato allestimento presso le suggestive sale della Società Umanitaria a Milano. Caramel ha in seguito invitato l’artista a essere presente con l’opera Scudo, al Museo di Arte e Spiritualità a Brescia (v. catalogo 1996), oggi a Concesio. Nel 1998, in occasione della mostra Dalla pre-parola al chip, alla galleria Ragno di Milano, il critico ha curato il catalogo per Armanda Verdirame, in dialogo con due giovani storiche dell’arte (M. Gandini e A. Madesani).

Suggestioni dalla scienza astronomica e cosmolgica

In questo periodo Armanda Verdirame ha raccolto suggestioni dal mondo dell’astronomia per trasformarle in un discorso poetico. E così Orione, il dio della mitologia greca e romana, raffigurato con uno scudo e salito in cielo a dar vita a una costellazione diviene un’opera d’arte di particolare forza dove, in linea con una poetica ormai matura, i semi incidono e tormentano l’argilla. E a fianco ad Orione, anche altre opere ispirate al cielo, come gli scudi dedicati all’ammasso stellare delle Pleiadi o le magiche Lune. Gli scudi poi si “frantumano” e nascono i Big Bang: è qui che l’artista riflette sul tema della nascita dell’universo, della sua espansione, dell’inizio dello spazio-tempo. Questa grande frattura, che esplode l’intero in pezzi, ha una valenza drammatica, ma nella composizione della forma di queste opere si legge quella ricerca di armonia che in seguito caratterizzerà sempre  l’opera della Verdirame.

Nel 1997 a villa Colloredo di Recanati, partecipa con Sgruppo, all’evento Poesia della sofferenza, collegato alla poesia di Alda Merini nell’ambito del Premio Città di Recanati in un confronto significativo con Giacomo Leopardi, attraverso libri d’artista.

Altre forme, altri incanti

Oltre agli scudi e ai Big-Bang, la poetica di Armanda ha trovato negli anni ampia espressione su altre forme: le colonne, le stalagmiti e le stalattiti, i libri d’artista, i semi-bacter, gli animalidi, i sigillati. Come sfondo al suo discorso artistico, spesso, c’è stata e c’è un’attenzione a suggestioni che arrivano dal mondo della scienza. Non solo l’astronomia. Le stalagmiti e le stalattiti, come incanto e seduzione di un discorso geologico, per esprimere lo scorrere impassibile di un tempo in grado di creare corrispondenze tra cielo e terra, per raccontare quello stillicidio che, goccia dopo goccia, crea una materia capace di incidere lo spazio. Come ha detto l’artista: “esprimono l’idea delle risonanze, dei riflessi tra cielo e terra, sono rimandi di energia tra il
nostro cosmo interiore e l’universo fisico, aneliti verso il cielo che ricevono, quale eco, una risposta”.

Da un imput cosmologico nasce anche il lavoro  sui semi-bacter. In particolare dalla scoperta che, all’interno di rocce e di meteoriti esistono batteri vitali che, se messi a giusta dimora, potrebbero riprendere a vivere. Viene spontaneo parlare di una personale “panspermia” (dal greco “tutto” e “sperma, seme”). La rappresentazione di questi semi-bacter si colloca nella costante riflessione dell’artista sull’origine della vita e conferma, ancora una volta, la sua capacità di coniugare scienza e scultura in un arpeggio di poesia del cosmo in grado, da un lato, di offrire un argine all’ansia di un interrogativo ancora oggi irrisolto, dall’altro di esplorare quel filo evanescente che collega micro e macro-cosmo. Ma questi semi-bacter, in sintonia con la costante attenzione al discorso ecologico,  sono anche il segno di un male che colpisce e minaccia la terra.

Un’altra tematica scientifica di grande attualità alla quale, nel corso del suo viaggio artistico, la scultrice ha rivolto il suo pensiero è stata la manipolazione genetica: il gene aggredito è stato rappresentato da un uovo stritolato da una pressa.

Il tema della memoria

Come un’idea melodica, il tema della memoria scorre nel lavoro di Armanda Verdirame attraverso diverse forme e ambiti di pensiero. Arriva così  il sito archeologico, formato da vari elementi in terracotta, a volte lavorati con la tecnica raku per renderli colorati e impreziositi da iridescenze lucide, a volte opachi nelle varie tonalità della terra, dal marrone più chiaro a quello più scuro, al color bronzo, al rosa ambrato. Rappresentano i resti di antiche città coperti dalle stratificazioni di materiali accumulati nel tempo. L’indagine dell’artista si addentra in un tempo tanto lontano da evadere qualsiasi cronologia per divenire leggendario e mitico e, proprio per questo, imago di un tempo universale che abita comunque e sempre dentro di noi.

Una forma nella quale si esprime con particolare energia la necessità dell’artista di affidare alla terra la memoria del passato e di un presente minacciato è il “sigillato”, quel rotolo di fogli in terracotta che gli antichi Sumeri usavano per conservare i conteggi relativi alle quantità di raccolto. L’inserimento dei semi nell’argilla diviene così una sorta di scrittura di un messaggio da tramandare e consegnare al futuro.

L’urlo dei mostri

Un altro percorso di riflessione è rappresentato dai “mostri” o “animalidi”: creature tra il deforme e il minaccioso alle quali Armanda affida il compito di  denunciare le tante aggressioni e minacce  alle quali oggi la natura è sottoposta. 

Mostrum, prodigio, portento, segno degli dei e volontà divina: l’etimologia della parola ci conduce a svelare il significato della tematica accolta dall’artista, qualcosa che, nello spavento che procura, lancia un messaggio forte.

Qualsiasi società, in ogni spazio e tempo, ha avuto e ha i suoi “mostri” e, se una civiltà si c
definisce nella capacità di elaborare culturalmente i suoi mostri, l’assenza di tale percorso genera caos e violenza. La “proposta” di Armanda Verdirame va letta in questa direzione.

L’alfabeto dei semi

La poetica di Armanda Verdirame si è sempre espressa più sul piano simbolico che non su quello figurativo. O meglio, anche nelle forme dove la rappresentazione si avvicina alla realtà, per esempio i fogli e i libri o i covoni di grano, il piano simbolico prende il sopravvento attraverso la metafora che traspone il particolare nell’universale. Un “simbolismo” molto particolare, però, perché il linguaggio dei semi tinge e avvolge di concretezza l’opera dell’artista.

Come se i semi fossero le lettere di un alfabeto universale in grado di dar voce a un silenzio profondo, in grado di generare il cibo dell’anima.  

La ricerca di un’armonia globale

Del 2001 è la mostra Semi-ritmica 2000 l’orchestra come metafora di vita. L’imponente installazione, composta da 24 spartiti in terracotta montati su 24 leggi di ferro, è forse l’opera in cui la ricerca di armonia si esprime con maggior forza. Ogni spartito è un’opera a se stante che va ammirata in ogni suo dettaglio. Diverse le terre utilizzate, diverse le tecniche di cottura dell’argilla. Nel suo complesso L’orchestra, così anche viene chiamata questa installazione, dà voce a quella ricerca, a quella necessità di una partitura universale dove i singoli coordinati ad altri singoli, concertano in una musica senza fine, la musica del silenzio.  E la musica, è bellezza dell’armonia e rigore della conoscenza, registri chiave dell’opera della Verdirame. 

L’installazione è stata esposta per la prima volta a Milano presso la Galleria Scoglio di Quarto; in seguito presso l’Auditorium, con testo di presentazione di Evelina Schatz. Nel 2003 è stata ospitata a Salsomaggiore presso Palazzo Principe, nel 2016, al Museo MUST di Vimercate su invito di Simona Bartolena e presso La Cavallerizza sede del FAI, nel 2019, al Palazzo della Permanente, nell’ambito della mostra Chaosmos.

Del 2002 è la prima personale dell’artista alla Galleria San Carlo di Milano. Intitolata Le opere e i Giorni e organizzata da Gian Carlo de Magistris. È stata questa un’antologica particolarmente ricca e completa nella quale l’artista ha esposto scudi, lune, totem, stalagmiti e, per la prima volta i semi-bacter. Il titolo dalla mostra è ispirato al poema di Esiodo nel quale il lavoro agricolo diviene uno spunto poetico per sottolineare che ogni cosa va fatta al momento giusto, infatti, ogni cosa, come per esempio la semina o la raccolta, anche in chiave metaforica, ha un suo tempo.  

Sempre nel 2002, la rivista l’astronomia realizza un calendario con elaborazioni grafiche dove sullo sfondo di immagini del cielo si accampano le opere della Verdirame.

 

In seguito de Magistris inviterà Armanda in diverse occasioni di mostre collettive e, nel 2018, in un’altra personale intitolata Tillandsia. Carta, semi, terracotta, bronzo. La tillandsia ha suggestionato in particolare l’artista perché questa pianta ha una altissima capacità di assorbire la CO2 , restituendo ossigeno all’aria.

Nel 2003, a Salsomaggiore (PR), l’artista ha presentato due installazioni: Caduta della Luna, alle Antiche Serre Comunali (con testo di presentazione di Luciano Caramel) e, come si accennava, Semiritmica 2000 a Palazzo Principe.

È del 2004 l’importante e suggestiva personale in Belgio, intitolata Monocromo e organizzata da Nicoletta Mezzanotte presso la galleria di Puurs (Anversa) di Francis van Hoof. Avendo a disposizione anche un parco, una sorta di foresta tropicale e uno stagno, l’artista, oltre che nella Galleria, ha potuto creare installazioni tra gli alberi e sull’acqua. 

Del 2007 a Novara, è la personale Scultura senza tempo, sedimentazioni al Museo di Scienze Naturali a Palazzo Faraggiana. Una mostra che ha coinvolto in modo particolare l’artista sia perché ambientata nella sua città di origine, sia perché il novarese è terra elettiva della coltivazione del riso, cereale che Armanda inserisce spesso nelle sue opere. Per questa mostra, l’artista ha realizzato anche delle “cisterne”, a simboleggiare le operazioni di conservazione del cereale.

Nel 2009, l’artista è stata invitata  a collocare permanentemente l’installazione “sito archeologico” al Museo dei Bretti e degli Enotri di Cosenza in occasione dell’evento Tornare @ Itaca, organizzato da Mimma Pasqua. I diversi elementi che costituiscono questa installazione sono stati realizzati tra il 2007 e il 2009.

Del 2011 è la personale a due, Metafore con Paolo Schiavocampo, alla Galleria Scoglio di Quarto. Con la stessa galleria espone a Savona nella msotra I Bacini Mediterranei. Le stesse opere saranno poi al Castello  di Savona e al Museo di Pavia. 

Presenze nazionali e internazionali

Sono questi anni di intenso lavoro e di numerose occasioni di collettive e personali. Espone a Istanbul al Museo Militare, a Parigi, VI arrondissement, con un’organizzazione internazionale-europea, a Bonn al Museo della Donna e all’Istituto di Cultura Italiana, a Milano, a Mistretta, a Catania, a Roma, a Sora (Frosinone), a Carrara, a Tellaro (La Spezia), a Como, a Gallarate, e così via. A San Gimignano (Siena), ha esposto le sue opere per tanti anni sostenuta dal Gallerista Stefano Gagliardi (fino a 2006). 

A Milano nel 2013, presso l’Acquario Civico partecipa alla collettiva A filo d’acqua, che vede la partecipazione di numerosi artisti a livello internazionale: curatrici della mostra sono Elisabetta Polezzo e  Nicoletta Mezzanotte.

Il cibo dell’anima

Nel 2014, in previsione di EXPO’15, a Spazio Oberdan, Armanda Verdirame espone la sua installazione dedicata al pane, Non di solo pane… su progetto della gallerista  Susanna Vallebona. E proprio il cibo dell’anima è il registro sommerso a tutta l’opera di Armanda Verdirame, registro che, in questa mostra, ha travalicato il consueto “simbolismo” per divenire, almeno apparentemente, inesorabile realismo. La grande installazione di panini disposti su lunghe mensole quasi fossero appena

sfornati, traduce, in realtà, l’urgenza stilistica di affermare che il pane è il simbolo del cibo per eccellenza, un simbolo universale, diretto, essenziale. E questo “cibo”, che contiene semi di grano, orzo e farro, subito dopo la cottura, regala quel profumo così antico, così segreto, così assoluto che tutti conosciamo. In occasione della mostra Claudia Tandoi ha studiato una fragranza che evocava il profumo del pane; le sale dell’Oberdan erano inondate da questo profumo creando una forte suggestione olfattiva oltre che visiva.  Così, una michetta di pane diventa, nella poetica di Armanda Verdirame, il ponte tra un immaginario simbolico e una astrazione oggettiva, paradigma del cibo di ogni tempo e luogo.

Del 2014 è anche la personale a due Allo stato puro, con Tiziana Priori, al Palazzo della Permanente di Milano, dove, dal 2014  in poi ha esposto tutti gli anni come socia. 

Nel 2015, con Simona Bartolena, ripropone l’installazione sul pane nell’ambito della mostra ciBoh! presso gli spazi del Museo MUST di Vimercate. 

Nel corso del 2015, sempre in preparazione di Expo, la Galleria San Carlo organizza la mostra Tre x tre, Tre materie per EXPO, nella quale tre artiste si confrontano con tre materiali diversi: Armanda Verdirame con l’argilla, Oki Izumi con il vetro, Anna Santinello  con il ferro.

Nel 2016, con l’organizzazione di Susanna Vallebona, espone i suoi libri d’artista alla Biblioteca Nazionale Braidense e alla Cavallerizza di Milano, ospite del FAI. 

Del 2018 è la personale alla Galleria San Carlo Tillandsia. Carta, semi, terracotta, bronzo con la presentazione in catalogo di Luca Nicoletti che ha curato anche, il libretto dedicato ai suoi progetti grafici a confronto con i testi di Luciano Caramel. In questa mostra ampio spazio hanno le carte manipolate a mano direttamente dalla cellulosa con inserimento di semi.

Del 2019 è l’importante mostra io e Leonardo proposta prima al  Museo della Permanente con Renato Galbusera e Giovanni Mattio, poi al Palazzo Pirelli. Per la ricorrenza del centenario della morte di Leonardo Armanda ha realizzato un’installazione ispirata a un ipotetico studio dell’eclettico scienziato. Fogli in terracotta come pergamene arrotolate o stese a evocare la vivacità, l’esuberanza e la creatività del suo pensiero.

Nel 2019 al Palazzo della Permanente, è la già citata mostra Chaosmos disseminazioni/ armonie/ epifanie con i colleghi Mattio e Galbusera, dopo un anno di impegno nella Commissione Artistica. Oltre all’installazione Semi-ritmica, Armanda espone anche una semistalagmite con disco in ferro e un Big bang a muro.

Nell’estate del 2021 a Vigevano, nella suggestiva sede delle Antiche Scuderie, l’artista ha partecipato a un confronto tra materie: La poetica della materia. Quattro artisti, Pino di Gennaro, Luigi Fulvi, Alfredo Mazzotta e Armanda Verdirame e quattro materie   pietra arenaria, bronzo, metalli, terracotta, con l’organizzazione di Pino di Gennaro. Armanda ha esposto colonne, una stalagmite, uno scudo e una luna.

Nell’ottobre 2021  la Commissione Artistica della Permanente ha organizzato la mostra Venti e Venti, un omaggio alla Scuola del Bauhaus. La mostra, ospitava opere dei soci della Permanente ispirate a quella Corrente. L’installazione di Armanda Verdirame era un modulo ambientale di 4 elementi cilindrici, una sorta di architettura futuribile.

A Scoglio di Quarto, nell’aprile 2022, si è inaugurata, su progetto di Marilisa Di Giovanni, la mostra collettiva Metope di ieri Metope di oggi… insieme per un tempio dell’arte. 

In Permanente nel giugno 2022 espone l’installazione Sito archeologico nell’ambito della mostra collettiva Fermarsi e ripartire.